3 domande a Ermelinda Cosenza, architetto paesaggista Iride

Intervista a Ermelinda Cosenza, esperta paesaggista e supporto RBU Strade e aeroporti

In Iride da quasi 6 anni, l’architetto Ermelinda Cosenza, esperta paesaggista e supporto RBU Strade e aeroporti, si occupa di aspetti paesaggistici e urbanistici e sta assumendo il ruolo di responsabile delle attività come vice di RBU. Segue in particolare gli aeroporti e i Masterplan aeroportuali sia dal punto di vista tecnico che ambientale. Si dedica inoltre all’inserimento territoriale delle infrastrutture con progetti di integrazione ambientale delle opere in progetto.

 

Qual è il plus di lavorare in una società come l'Istituto Iride?

Oggi, il paradigma nel mondo del lavoro consiste nell’alta specializzazione o settorialità dell’offerta, improntato nella serialità di figure spesso denominate con fulgidi inglesismi che rendono necessario esplicitare quello che è, appunto definito, il core business di una realtà.

Nell’acronimo I.R.I.D.E. sono riassunte le attività di chi con intelligenza e passione lavora nella ricerca per la realizzazione dell’opera sostenibile. Il vantaggio di lavorare all’Istituto Iride, quindi, è quello di poter partecipare attivamente ai processi di realizzazione della cosa pubblica implementando il benessere comunitario tramite l’attuazione delle attività di ricerca che ogni giorno svolgiamo per l’ambiente.

 

Quali sono, secondo lei, i requisiti di base perché un’opera sia correttamente inserita nel territorio?

 Il territorio è definito da chi lo possiede, in tal senso è possibile definire territorio un’area geografica delimitata da confini fisici, politici o urbanistici, perché frutto dell’azione dell’individuo che si rapporta allo spazio.

Per questo, all’inserimento dell’opera nel territorio preferisco quella di inserimento dell’opera nel paesaggio, la cui definizione supera il concetto di limite per descrivere una determinata porzione territoriale, come riconosciuta da chi ne fruisce. Il concetto di fruizione, alla base di ogni tipologia di infrastruttura, è la chiave per la riuscita del corretto inserimento paesaggistico. In altre parole, occorre pensare alle infrastrutture come quei segni che modellano paesaggi, orientano lo sguardo e condizionano la percezione di chi percorre il territorio. Questo, unitamente alle attività di ricerca sul paesaggio condotta con l’approccio del viaggiatore, consente di determinare i requisiti di base per la progettazione dell’opera in quel territorio.

 

Un progetto che ha seguito e di cui va particolarmente fiera?

Quello che rende fieri nel fare questo lavoro è l’acquisizione di una consapevolezza sempre maggiore di quanto si è fatto e tanto si deve ancora fare. Nessuno dei progetti a cui ho partecipato mi rende fiera. Il motivo è nell’evoluzione naturale dello studente che impara a fare ricerca applicata alla realizzazione delle infrastrutture. Posso dirmi affezionata ai primi lavori assegnatimi in fase di formazione quando è iniziato a essere chiaro che mai avrei potuto ritenermi soddisfatta finché non si percorre quella strada oppure non si prende il volo da quel terminal che abbiamo contribuito a realizzare.