5 Domande a Federica Sordello, Responsabile BU Energia Iride

L'ing. Federica Sordello coordina la Business Unit Energia dell'Istituto Iride. Fa parte del team Iride da circa 12 anni e ricopre inoltre il ruolo di Environmental Advisor

Di cosa si occupa in qualità di responsabile della Business Unit?

Con l’assunzione di alcune attenzioni alle risorse non rinnovabili e la definizione di obiettivi sfidanti a livello mondiale circa il contenimento di alcuni aspetti essenziali per gli ecosistemi, anche in Italia si è messo in moto, grazie a indicazioni e piani a livello strategico, il settore delle energie rinnovabili.

L’Istituto Iride operava già precedentemente in questo ambito, supportando iniziative per impianti da fonti tradizionali come le centrali termoelettriche ma, di fronte all’evoluzione del settore e alla sempre maggiore richiesta di attività nel campo del permitting e più in generale degli studi ambientali e territoriali a supporto della progettazione relativi alle fonti rinnovabili, ha ritenuto necessario strutturarsi meglio, dando il via a una vera e propria Business Unit.

Ho avuto l’opportunità e la soddisfazione di assumermi l’impegno di gestire la Business Unit Energia, che si occupa di tutte le attività che riguardano il permitting di iniziative progettuali per la produzione e la gestione dell’energia.  Tali attività sono molteplici e complesse e si riferiscono a diverse iniziative: dagli impianti di produzione elettrica da fonte rinnovabile (eolica, fotovoltaica, idroelettrica) a quelli più tradizionali, da impianti di storage dell’energia, a opere per il suo trasporto (elettrodotti, cavidotti e stazioni).

Il coordinamento della BU prevede la pianificazione e gestione delle attività del team di lavoro, la gestione del budget nell’ottica di migliorare il fatturato aziendale e ottimizzare i costi, il coordinamento del team di lavoro, le attività di indirizzo tecnico e supervisione dei contenuti prodotti. La responsabilità della BU implica anche altre due azioni di particolare interesse: da un lato l’interfaccia con i nostri committenti (ovvero con le strutture che portano avanti le iniziative) e dall’altro lo studio e la ricerca sia del quadro normativo e regolatorio sia di soluzioni e proposte innovative nel campo della sostenibilità ambientale.

La gestione della BU mi consente anche di avere un rapporto continuo e proattivo con le Autorità Competenti e in particolare con il MASE (ex MATTM), cui sono particolarmente legata, visto che all’inizio del mio percorso lavorativo ho partecipato come specialista di supporto tecnico ai lavori della Commissione di Valutazione di Impatto ambientale.

 

La BU Energia segue progetti che riguardano le rinnovabili, ma anche l’energia tradizionale: in percentuale, approssimativamente, quanti sulle FER e quanti sulla tradizionale?

Le attività che riguardano gli impianti di produzione di energia da FER sono molto più numerose di quelle tradizionali, rispecchiando gli orientamenti attuali per lo sviluppo e gestione dell’energia in Italia e in Europa.

Il settore è oggi in grande fermento: i progetti sono tanti e al contempo c’è una produzione normativa in continua evoluzione, ma non ancora sufficiente per garantire uno sviluppo armonico delle iniziative sul territorio. Poter partecipare alla attualissima sfida della transizione energetica è una grande opportunità, soprattutto per il contributo che possiamo fornire per renderla ambientalmente sostenibile.

In questa logica, affianco alla mia attività operativa la continua ricerca di soluzioni e proposte di sviluppo delle azioni di supporto al permitting, per migliorare i prodotti e soprattutto renderli coerenti con le aspettative del Valutatore, con l‘obiettivo di ridurre i tempi delle procedure - spesso particolarmente lunghi e complessi - ma essenziali per il buon esito delle iniziative.

 

Dalla sua esperienza, in Italia c’è davvero una volontà di arrivare a zero emissioni nei termini previsti dall’Agenda 2030?

Gli attori coinvolti sono parecchi: politici, gestori energetici, sviluppatori, rappresentanti delle amministrazioni coinvolte a vario titolo, i cittadini. Ogni categoria può contribuire in maniera considerevole al raggiungimento degli obiettivi; quanto in realtà lo faccia, è difficile capirlo.
In generale la sensazione è che lo si faccia troppo poco, ma devo dire che, grazie all’attività che svolgo, ho potuto apprezzare il grande impegno dei gestori e degli sviluppatori. Impegno che nel tempo si sta evolvendo e arricchendo di contenuti di qualità.

I nodi maggiormente critici a mio avviso sono due: la frammentarietà delle indicazioni normative e la loro incompletezza (ad esempio in merito all’individuazione di aree idonee) e le lungaggini dei tempi di risposta per le valutazioni, che si contrappongono agli obiettivi da raggiungere.

Nel nostro Paese purtroppo ad alcuni enunciati di principio non fanno seguito azioni operative utili. Non è probabilmente sufficiente imporre per legge una riduzione - anche dimezzamento - dei tempi di approvazione di un progetto se non si analizzano e non si modificano anche le condizioni poste alla base dell’approvazione.   
Mi spiego meglio: se l’Istituto Iride, come tutti gli altri che operano nel settore, deve redigere uno Studio di Impatto Ambientale sempre più complesso per fornire gli elementi utili a valutare la compatibilità ambientale del progetto, se il Valutatore deve stare attento sempre a maggiori parametri e aspetti nel formulare il suo giudizio, se le iniziative aumentano in modo consistente perché il Paese si è imposto il raggiungimento di un target di sostenibilità molto ambizioso (anche se in termini assoluti ad alcuni sembra non sufficiente), come è possibile pensare che i tempi per ottenere il risultato siano la metà di quelli precedenti?     
Per raggiungere efficacemente gli obiettivi dell’Agenda 2030 - e siamo già stretti - occorre lavorare di più sulle basi dell’iniziativa. Ne è un esempio la già citata individuazione delle aree idonee: perché non dedicare attenzione al tema e semplificare realmente le valutazioni?

 

Siete organizzati per seguire anche la parte più squisitamente progettuale dal punto di vista tecnico?

Sì, siamo organizzati anche per seguire tutti gli aspetti più squisitamente tecnici. Grazie a una diffusa rete di collaboratori, sia interni che esterni, possiamo garantire in toto lo sviluppo di iniziative. L’obiettivo comune è quello di giungere all’autorizzazione del progetto, che si tratti di un’autorizzazione unica o semplificata. Siamo quindi attenti alla comprensione dell’iniziativa progettuale in tutte le sue peculiarità.

 

Un esempio di progetto che avete seguito?

Gli studi associati al progetto del “Parco eolico Aidone” per la realizzazione di un impianto eolico con potenza complessiva di 36 MW, localizzato nei Comuni di Aidone (EN) e di Ramacca (CT). Cito questa attività perché si è trattato del primo caso in cui Iride si è occupato di tutti gli studi correlati al progetto: dall’impatto ambientale, al paesaggio, all’archeologia, all’agronomia, all’acustica, allo shadow flickering etc. Ciò ha consentito di collaborare in modo molto proficuo con i progettisti (GEMSA pro) per lo sviluppo di un’iniziativa estremamente valida. A oggi, il progetto è ancora in valutazione presso il MASE, ma questo tipo di impostazione è stata d’esempio per successivi incarichi e attività. Come è desumibile dal portale del Ministero dell’Ambiente (https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/10056), il progetto presentato a luglio 2023 è tutt’ora in fase di istruttoria tecnica presso la Commissione CTPNRR-PNIEC.