L’ingegner Valerio Veraldi fa parte dell’Istituto Iride dal 2011; attualmente ricopre la carica di Direttore Tecnico. È inoltre Direttore Tecnico e Amministratore Unico di RISE, start-up innovativa da lui fondata insieme all’Istituto.
In quanto Direttore Tecnico, di cosa si occupa nel dettaglio all’interno di IRIDE?
La figura del Direttore Tecnico è regolamentata dall’art.87, D.P.R. n.207/2010, per il quale la Direzione Tecnica di un’impresa costituisce l’organo cui competono gli adempimenti di carattere tecnico-organizzativo necessari per la corretta realizzazione delle attività.
Proprio per valorizzare questo importante ruolo, in Iride da qualche anno si è pensato di associare la mia figura allo storico Direttore Tecnico e socio fondatore dell’Istituto Mauro Di Prete.
Sono nato e cresciuto professionalmente presso questa struttura e posso meglio di altri essere un punto di riferimento al fine di attribuire non solo e non tanto un valore di qualità alle nostre elaborazioni, quanto una specificità che riteniamo di poter esprimere nello sviluppare i nostri prodotti.
Quindi oltre all’attenzione alla qualità e alla sicurezza dell’Istituto, rivesto un ruolo importante nell’organizzazione, dirigendone l’attività e curando l’esecuzione dei lavori unitamente alla Direzione Amministrativa.
In tale logica mi occupo in primis degli indirizzi strategici dell’organizzazione, cercando da un lato di capire come assicurare elevati standard di qualità ai nostri studi, nel rispetto delle scadenze contrattuali e, al contempo, migliorarli nell’ottica di un continuo processo di ricerca e innovazione, che è intrinseco nella nostra materia.
Inoltre, la Direzione Tecnica in Iride si occupa anche della parte commerciale. Quindi non solo un’attenzione verso l’interno, ma anche principalmente un riferimento verso l’esterno. Sono i Direttori Tecnici che si interfacciano con i nostri committenti attuali o potenziali perché riteniamo che la materia trattata sia di alto contenuto operativo e specialistico e sia quindi opportuno presentarla e svilupparla con la dovuta attenzione tecnica.
L’obiettivo per il futuro è di consolidare le nostre attività e quindi poter demandare a un addetto “commerciale” la parte di sviluppo. In questo modo, la Direzione Tecnica potrà dedicarsi ad azioni di promozione con maggiore carattere innovativo al fine di catturare nuovi e più moderni settori di business.
È in corso un change management da parte dell’istituto: come cambierà l’organizzazione?
Siamo arrivati a un punto in cui bisogna fare un piccolo sforzo in più per passare dalle logiche dello studio professionale a quelle di una società consolidata. In quest’ottica le sfide aumentano, non solo da un punto di vista prettamente tecnico, ma anche da quello, puramente gestionale, delle attività, del tempo e delle risorse. È chiaro che questo processo non può partire dalla volontà del singolo, ma deve esserci un’intenzione corale delle figure preposte al “management” della società, le quali devono farsi motore di tale cambiamento.
La complessità maggiore è nell’acquisire una competenza senza però perdere di vista l’altra – l’aspetto tecnico – che resta comunque centrale nel processo di sviluppo dell’attività.
Questo cambiamento, tuttavia rappresenta un’opportunità e un passaggio obbligato in un percorso di crescita continua, sia in termini di nuove collaborazioni con altre società, sia in termini di nuovi lavori e iniziative nell’ambito della sostenibilità, del permitting e dei monitoraggi.
In che modo la sostenibilità sta rivoluzionando il mondo delle infrastrutture?
La sostenibilità è ormai un elemento chiave nella moderna progettazione delle infrastrutture. Basti pensare all’evoluzione normativa che ormai ha delineato non più solo i principi della sostenibilità nella progettazione, ma dei veri e propri elaborati che devono essere parte delle diverse fasi della progettazione stessa.
Il cambio non è più solo formale ma diviene sostanziale. Ed è tanto più evidente se si pensa che questo cambiamento è ormai imposto non più dalle sole norme ambientali. Il processo di rivoluzione culturale, iniziato da oltre tre decenni con l’imposizione dei temi ambientali nell’evoluzione e autorizzazione dei progetti, comincia a dare i propri frutti oggi e proietta la materia verso nuove sfide.
Da specialisti del settore ce ne accorgiamo banalmente nelle riunioni di avvio dei progetti, dove le tematiche ambientali prima erano una marginalità, mentre oggi sono al centro del dibattito e diventano motore di una progettazione più attenta, non solo agli aspetti tecnici, ma anche agli elementi di sostenibilità ambientale e sociale dell’iniziativa. Sicuramente oggi è più chiaro cosa significhi progetto sostenibile e iniziamo a delinearne anche i contorni dal punto di vista quantitativo e non più meramente qualitativo.
In questo cambio di passo anche gli aspetti tecnologici aiutano parecchio. Abbiamo sempre più strumenti che ci permettono di controllare e monitorare la sostenibilità di un’iniziativa sin dai primi passi del processo di pianificazione e progettazione.
La strada chiaramente è ancora lunga e probabilmente non ha un punto di arrivo. Come per la progettazione è un processo iterativo e di continuo miglioramento.
Un progetto di cui andate particolarmente fieri?
È difficile dare una risposta univoca. Credo che ognuno di noi abbia un progetto a cui è particolarmente legato e ogni Responsabile di Progetto darebbe una risposta diversa alla domanda. I contributi che cerchiamo di fornire con il nostro supporto sono l’ottimizzazione e il miglioramento del processo progettuale e credo che ognuno vada fiero dell’apporto, talvolta anche piccolo, che offre al singolo progetto.
Ogni elemento diventa infatti un punto qualificante per cercare di avvicinare l’infrastruttura al sistema ambientale e sociale, talora scontrandosi con esigenze economiche che possono creare problematiche di ottimizzazione di complessa gestione.
Le ultime “conquiste” ci sembrano comunque le più affascinanti: riteniamo che le azioni di Verifica Ambientale della cantierizzazione di importanti iniziative infrastrutturali oggi in realizzazione nell’ambito dei progetti PNRR di cui abbiamo ricevuto incarico nell’ultimo anno, siano un momento importante di sviluppo delle nostre competenze e potenzialità per il futuro.
State lavorando a nuovi progetti?
Molti: elencarli tutti sarebbe lungo.
Credo sia più utile raccontare le nuove sfide su cui la società si sta misurando. Da un lato un impegno sempre più focalizzato ai monitoraggi in campo, con l’acquisto di nuovi strumenti e la costituzione di una vera e propria Business Unit, dall’altro il supporto in campo alle imprese di costruzione nella gestione ambientale del cantiere. Un cantiere infrastrutturale è un sistema molto complesso e, realizzato su un territorio difficile come quello italiano, diventa una vera e propria sfida. Ogni regione ha le sue complessità e le sue attenzioni, dalle specie tutelate ai beni culturali, all’archeologia, alle singole procedure autorizzative, ecc.
In questo quadro eterogeneo cerchiamo di fornire delle figure esperte che possano supportare l’impresa nel rispondere alle esigenze di tutela ambientale e sociale attraverso una sistematica gestione documentale delle procedure operative di gestione e controllo e una pianificazione dei lavori che volga l’attenzione non solo agli aspetti tecnici.
Al contempo, non dimentichiamo che il valore della Ricerca è nel nostro DNA.
In questo periodo stiamo mettendo in pista nuove azioni e ragionamenti che contribuiranno al settore della sostenibilità nel campo dell’ingegneria e arricchiranno il più ampio mondo della ricerca applicata dell’ingegneria ambientale, anche facendo riferimento alla nostra struttura specifica RISE, la start-up innovativa che ho il piacere di presiedere.