Di cosa si occupa in qualità di responsabile della Business Unit?
Il ruolo che ricopro come responsabile della BU Strade e aeroporti, per definirlo con una parola, riguarda la gestione delle commesse. Ovviamente la “gestione” comprende diversi aspetti, sia operativi che amministrativi. Si parte dall’acquisizione del lavoro attraverso l’interlocuzione con i nostri committenti e formulazione dell’offerta tecnico economica; una volta acquisita la commessa, si pone attenzione a formalizzare l’incarico. Passando alla parte operativa, come responsabile di BU individuo per la singola attività un responsabile di progetto insieme al quale definisco il gruppo di lavoro interno. Una volta forniti al responsabile di progetto i principali indirizzi e attenzioni dal punto di vista tecnico-metodologico per l’attività specifica, il coordinamento tecnico dell’attività è portato avanti dallo stesso. Come responsabile di BU, ad ogni modo, cerco sempre di interfacciarmi con il responsabile di progetto per tenere sotto controllo l’avanzamento delle attività al fine di garantire la qualità del lavoro svolto e rispettare le tempistiche prefissate dalla committenza. Dal punto di vista gestionale e amministrativo mi occupo dell’interfaccia con i committenti sia per gli aspetti tecnici, se necessario insieme al responsabile di progetto, che per gli aspetti amministrativi. Rispetto a questi ultimi, mi impegno per tenere sotto controllo le entrate e uscite delle singole attività attraverso l’ottimizzazione delle risorse interne per un corretto bilanciamento delle spese e relativo impegno delle risorse, in relazione al compenso del singolo incarico. La gestione della commessa si conclude con la consegna del lavoro e richiesta di fatturazione al committente attraverso interfaccia con lo stesso.
In ultimo, credo sia la cosa più importante e complessa, nella gestione complessiva delle commesse, uno dei principali obiettivi come responsabile di BU è quello di ottimizzare l’organizzazione delle diverse commesse attive e contemporanee ripartendo le attività in funzione delle risorse a disposizione e delle scadenze previste, anche considerando gli incarichi già formalizzati che potranno attivarsi in tempi brevi.
L’attività su strade e aeroporti è tra le più longeve dell’Istituto Iride: quanto conta l’esperienza in questi settori?
Credo fermamente che l’esperienza sia una delle cose fondamentali, insieme alla continua ricerca e attenzione agli aspetti innovativi che di giorno in giorno si presentano; mi riferisco in particolare alle novità normative o linee guida che sempre più tendono a rendere le grandi opere sostenibili sotto il profilo ambientale, sociale ed economico.
Credo che l’esperienza legata al continuo aggiornamento e alle attività di ricerca che portiamo avanti all’interno della nostra società, sia il punto di forza per sviluppare studi di qualità sempre al passo con i tempi.
Le attività di permitting su opere stradali e aeroporti sono iniziate fin da subito e ci hanno permesso di collaborare, ormai da anni, con grandi società presenti sul territorio nazionale come Anas, Tecne, Aeroporti di Roma, SEA, SAVE e tanti altri.
La BU riguarda in particolar modo le infrastrutture legate ai trasporti su strada e via aria: che cosa vuol dire in concreto rendere sostenibili opere come queste?
La sostenibilità di un’infrastruttura è un argomento molto complesso, difficile da sintetizzare in poche righe. In ogni caso, credo che un’opera per essere definita sostenibile debba essere “pensata” fin dalle prime fasi di progettazione in un’ottica differente, con attenzione all’ambiente e agli aspetti sociali ed economici legati al territorio in cui l’opera si vuole inserire.
Facendo un esempio pratico, il progetto di una nuova infrastruttura stradale non può essere prima tracciato e poi analizzato dal punto di vista ambientale e sociale, ma dovrebbe essere individuato a valle di un’analisi territoriale, al fine di conoscere le principali sensibilità presenti e integrare l’opera infrastrutturale rendendola sostenibile per quel territorio, anche attraverso la definizione di interventi specifici insiti nel progetto, come quelli orientati alla conservazione della biodiversità, all’assorbimento degli inquinanti atmosferici, all’adattamento ai cambiamenti climatici, all’utilizzo di energia rinnovabile, ecc.
A tal fine, oggi sono presenti diversi riferimenti normativi che aiutano nella progettazione di un’opera sostenibile; si pensi, per esempio, all’ultimo aggiornamento del Codice dei contratti pubblici che ha introdotto la necessità di una Relazione di sostenibilità tra gli elaborati obbligatori da presentare in un Progetto di fattibilità tecnico economica. Grazie a tali riferimenti, la progettazione sostenibile diventa possibile attraverso la rispondenza ai principali elementi che deve contenere la Relazione di sostenibilità, senza dimenticare che anche la sostenibilità ha un costo e quindi come ogni elemento progettuale deve essere quantificato e computato dal punto di vista economico.
Solo attraverso una stima degli elementi di sostenibilità e un’attenzione al territorio dalle prime fasi della progettazione, un’opera potrà essere veramente sostenibile.
Vi occupate anche di protocolli di sostenibilità?
Sì, in base alle necessità dei nostri committenti ci occupiamo anche di protocolli di sostenibilità, in particolare Envision. Nel 2019 io e altri miei colleghi abbiamo seguito il corso per diventare Envision SP (Envision Sustainability Professional) e ogni anno seguiamo i corsi di aggiornamento.
Grazie all’applicazione di Envision un progetto può ricevere la certificazione di sostenibilità con un diverso livello (Verified, Silver, Gold, Platinum). Le nostre attività aiutano il proponente nella predisposizione della documentazione necessaria al fine dell’ottenimento della certificazione.
Envision valuta la sostenibilità dell’opera dal punto di vista sociale, economico e ambientale, attraverso un’attenzione al benessere della comunità, all’uso delle risorse e dell’energia, all’ambiente e al mondo naturale, al clima e rischi connessi ai cambiamenti climatici, al coinvolgimento degli stakeholder e può essere uno strumento utile ai fini di rendere un’opera maggiormente sostenibile sul territorio.
Un esempio di progetto che avete seguito?
Domanda difficile. I progetti che ho seguito in questi anni sono tanti e anche molto differenti tra loro, ma nel complesso tutti molto interessanti. Mi vengono in mente i piani di sviluppo aeroportuale fatti per gli aeroporti di Foggia e Brindisi, la collaborazione nella progettazione esecutiva di diverse infrastrutture stradali, numerose attività di permitting ambientale per opere stradali del PNRR e altre infrastrutture stradali e aeroportuali.
Se devo riportare un esempio, uno dei progetti più duraturi è lo Studio di Impatto Ambientale sviluppato per il Piano di sviluppo aeroportuale dell’aeroporto di Brescia Montichiari, a valle del quale abbiamo supportato il proponente nella presentazione dell’istanza al MASE e nelle diverse interlocuzioni con la Regione e gli enti territoriali, sviluppando ove necessario le opportune integrazioni per ottenere la compatibilità ambientale. Tutt’oggi le attività su questo progetto sono ancora in corso e stiamo supportando il proponente nella procedura di verifica di ottemperanza.